Io e Greta ci siamo conosciute otto anni fa.
Era un giorno molto caldo d’estate, ci trovavamo entrambe in Toscana e l’incontro lo abbiamo un po’ cercato forzatamente, o almeno così è stato per me.
All’inizio, Greta non sembrava particolarmente interessata a me: sbadigliava annoiata, guardava la scena in un modo un po’ distaccato, superiore, dall’alto della sua postazione a sedere. Io, invece, cercavo in tutti i modi di interagire con tutti ma, allo stesso tempo, di seguire con la coda dell’occhio Lei, il vero scopo della mia giornata.
Non ci siamo dette molto quel pomeriggio: Lei era rimasta scostante per tutto il tempo, io le davo spazio e rispettavo la sua apparente lontananza. Al momento dei saluti definitivi, però, Lei ha saputo far sentire forte e chiara la sua voce, la sua presenza: taciturna ma efficace, avevo pensato in serata.
Greta è il mio cane, da otto anni. È anche un po’ mia figlia a quattro zampe, da otto anni.
Quest’inverno Greta non è stata bene: il pericolo non è ancora scongiurato, ma fino a un mese fa sembrava che il nostro tempo insieme stesse inesorabilmente per scadere.
La mia anatomia è per Lei, che mi ha insegnato così tanto e in cui, ormai, mi specchio e mi ritrovo simmetricamente in ogni gesto.